Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

30 aprile 2013

Ischia, con la pioggia o senza, sei sempre la più bella!

 
Lo scorso weekend sono tornato nella mia isola preferita, Ischia. Trovare questo splendido posto con colori diversi e sotto la pioggia è stato senz’altro un po’ deludente.
Io la conosco in un modo diverso, Ischia. Con il mare piatto e blu e non con le onde e l’acqua plumbea e schiumosa; con un sole cocente e non con il cielo e le (mie) scarpe carichi di acqua; con le sue tante sfumature di verde nelle sue colline e montagne e non con la nebbia che le cospargeva e le rendeva invisibili; con t-shirt e infradito (o equivalenti) e non con maglioni e coperte.
Ma come può una vacanza diventare stupenda anche senza questi buoni “ingredienti”? Naturalmente col buon cibo e con la giusta compagnia. E questi due elementi sì che non sono mancati.
Con un gruppo di simpatici amici tra cui l’ischitana Doc Nadia (per chi non lo sapesse Nadia, oltre ad essere una nota foodblogger, è anche un’affermata docente di corsi di cucina e chef dell’emergente locale Mind 
di Roma) abbiamo fatto tante scorribande enogastronomiche ed abbiamo ancora apprezzato (e fatto apprezzare a chi non le conosceva) le bellezze (un po’ annacquate) dell’isola.
In tutto ciò ho potuto scoprire dei locali che non conoscevo, a completamento della mia buona conoscenza dell’offerta enogastronomica dell’isola.
La prima sera ho assaggiato per la prima volta la pizza del locale ‘O Sole Mio, un bel ristorante con musica dal vivo e soprattutto dalla vista mozzafiato sul Castello di Aragona.
Una pizza che, come mi segnalava già da tempo Nadia, è proprio gustosa, con un buon impasto, digeribile e dalla perfetta cottura. Ottime anche, in antipasto, le mini-montanare davvero irresistibili e da dipendenza pura.
 
 
La serata non è finita prima di aver preso un classico sgroppino su una riva destra del porto ben meno frequentata dalla movida ischitana rispetto alle infuocate notti di agosto (meglio così, in questo caso).
Il giorno dopo sono tornato da Calise 
ed ho voluto vedere “l’effetto che faceva” alle persone del nostro gruppo che non conoscevano questo magnifico bar-pasticceria: beh, a giudicare dalla voglia irrefrenabile di gustare più volte i suoi cornetti e le altre sue prelibatezze, direi che sono rimasti contenti…E poi è un locale di grande eleganza e raffinatezza, come hanno sottolineato altri(e).
La pioggia ci ha impedito di andare alle terme, ma una zingarata in qualche posto incantevole per mangiare una “zingara” per il pranzo 
non ce l’ha tolta nessuno. Non avevo mai assaggiato una zingara a S. Angelo ed allora perché non provarla anche lì, visto che una scappatina in questo angolo di paradiso vale sempre la pena di farla?


L’assaggio è avvenuto in un “covo di pirati” e cioè alla Tavernetta del pirata, un posto molto suggestivo con tante ceramiche e brocche che rivestono le pareti (non si era capito che il proprietario è lo stesso anche di un negozio di ceramiche?).
 
 
Qui la zingara era buona, fatta con del buon pane, con la foglia di lattuga non stracotta, e con dei discreti ingredienti.
Quel giorno poi si doveva rientrare a riposare un po’, per essere ben in forma e distesi per prendere parte ad una grande cena: quella nel suggestivo scenario posto alla punta di Forio nei pressi di Punta Imperatore.
Il locale dove siamo stati, accanto alla fascinosa chiesetta del Soccorso che, bianca, si staglia anche nel buio più profondo, prende il nome di Umberto a Mare.
 
 
Un locale che è anche una locanda a tre stelle dove poter dormire. “A mare”, perché entrando nel locale si scende e si arriva quasi a mare o lo si guarda da molto vicino. Da una bella terrazza o dalle finestre interne. Un locale molto elegante e dalla bella atmosfera, con ottimi piatti a base di pesce fresco che la fanno nettamente da padrone nel menù. Con qualche incursione di piatti tradizionali non di mare (parmigiana di melanzane, coniglio all’ischitana).
Nella mia food-experience da Umberto ho apprezzato molto le polpettine di pesce azzurro su letto di scarole e uvetta e mosto cotto ed il sublime guazzetto di pesci da zuppa (appena colorato di pomodoro) ben spinato, delicato, guarnito con crostini agliati al punto giusto.



L’ultimo giorno, prima di partire, il tempo di una passeggiata di 2-3 ore ci stava tutto, con il sole che finalmente si era deciso ad aprire, anche abbastanza, il muro di nubi dei giorni precedenti. Non potevo non farla in una delle località che ad Ischia amo di più: Ischia Ponte.


Tante bottegucce, negozietti, ristorantini che hanno un consolidato know-how della cucina marinara tradizionale, le pescherie, i pescatori, il museo del mare dedicato “A tutti gli uomini di mare”, il Castello; in una parola un villaggio di pescatori che trasmette semplicità e che si estranea volentieri dalle zone più élitarie della non lontana Ischia Porto.

Un'immagine del Castello in un presepe artigianale di Ischia Ponte: andatelo a vedere!
A “Ponte” si può comprare del buon pane da Boccia, prendere un cremoso ed ottimo caffè da Cocogelo e, se si ha una casetta dove cucinarlo, del buon pesce fresco locale. Mi ricordo sempre le ottime vope mangiate ad Ischia negli anni passati e comprate proprio in queste pescherie o in carrettini ambulanti che da esse provenivano.
Tornando da Ponte verso Porto, costeggiando il mare, solo un profondo conoscitore di Ischia potrà consigliarvi di fermarvi ad uno stabilimento balneare simile a tanti altri, ma che è in grado di produrre una pizza fritta da applausi. Al Bagno Antonio, sempre con una vista Castello mozzafiato, potrete gustare non una pizzetta ma un’intera pizza fritta (larghezza piatto da pizza) con pomodoro, mozzarella, basilico e parmigiano. Non è una pizza alta, ma croccante e deliziosa: veramente da consigliare!

 
Termino il mio giro acquistando qualcosa di insolito ad Ischia, ma di un buono….: i salumi ischitani prodotti dall’azienda IschiaSalumi di Buonopane (fanno persino il salame di coniglio!).
Prendo l’aliscafo salutando Ischia di nuovo finalmente piena di sole, ripromettendomi di andare la prossima volta in altri due locali “mitici”: il ristorante stellato il Mosaico dell’Hotel Manzi a Casamicciola e tornare al ristorante Alberto
dove manco davvero da troppo tempo.
Ed ora, Ischia, mi raccomando, vestiti a festa: tra pochi giorni qui sbarca il Giro d’Italia!

24 aprile 2013

Risotto ai datteri di Tolga (Deglet Nour)

 
Anche oggi preparo e vi presento un piatto con un ingrediente che non utilizzo abitualmente. Mi riferisco, questa volta, ai datteri. Un frutto che necessariamente non consumo, sia per la non facilissima reperibilità sia perché non è senza dubbio tra i miei ingredienti preferiti.
Ma, c’è sempre un ma…. Ma, appunto, ho avuto modo di avere a disposizione dei datteri algerini prodotti nella città di Tolga, situata in un’oasi a Sud Est di Algeri, alle porte del grande deserto. Qui si producono dei datteri di grandissima qualità della varietà Deglet Nour, destinati anche all’esportazione.



I datteri Deglet Nour sono morbidi e lucidi, hanno un colore biondo ed un piacevole gusto simile al caramello, caratteristiche queste che li distinguono nettamente dagli altri datteri.
In prima battuta, anche se devo dire che questi prodotti sono ottimi da mangiare anche “al naturale”, ho pensato di utilizzarli in un gustoso risotto.
I miei lettori sanno quanto amo i risotti… Ho pensato ad un risotto ben equilibrato, e quindi ho trovato come “sposo” dei datteri un bel Gorgonzola piccante di qualità.

Ecco qui la ricetta:

In un tegame far soffriggere con del burro della cipolla e aggiungere dopo poco alcuni datteri denocciolati e tagliati a pezzettini in modo da farli caramellizzare un pò. Unire e tostare il riso ed aggiungere del brodo (io usato del brodo vegetale) di tanto in tanto. Di tanto in tanto aggiungere anche altri datteri a pezzettini e dei tocchettoni di Gorgonzola.
Portare a cottura. Mentre cuocete il risotto, per dare un tocco di maggiore originalità al piatto fate quanto segue: prendete alcuni datteri interi e tagliateli lungo tutto il fianco. Denocciolateli, riempiteli di un bel pezzo di Gorgonzola e passateli per dieci minuti al forno in una teglia con carta da forno. Verrà fuori un dattero croccante, caramellizzato e ripieno di un delizioso formaggio fondente.
Tornando al nostro risotto, una volta cotto impiattatelo, guarnendolo on the top con questi datteri ripieni cotti al forno: avrete un grande successo con i vostri ospiti!


Ne viene infatti fuori un piatto equilibrato, non troppo dolce, anzi tutt’altro e che prevede quasi due ricette in una.
Infatti i datteri al forno cotti nella maniera che vi ho detto possono costituire una ricetta a parte, un gustoso antipasto e vedrete che uno tira l’altro, come le noccioline.
Provate e fatemi sapere, ci conto!

18 aprile 2013

Un Barzilai al Barzilai



 La scorsa settimana si è inaugurato a Roma, in zona Infernetto, vicino ad Ostia e all’aereoporto, un locale molto versatile che si discosta un po’ dai soliti ristoranti attraverso un approccio ricercato, cosmopolita, eccentrico e di qualità.
Il locale si chiama
Barzilai e prende questo nome da quello del politico italiano Salvatore Barzilai (stiamo parlando del periodo fine Ottocento-inizio secolo), che nel corso delle sue campagne elettorali aveva l’abitudine di offrire vino in contenitori da due litri in cambio di voti. Da allora, la misura più grande dei recipienti utilizzati tradizionalmente da osterie e trattorie della Capitale fu per tutti i romani “er barzilai”.


Da Barzilai assaggerete una ottima cucina classica (che si ispira all’Artusi), ma anche internazionale e creativa. Una cucina che recupera e interpreta sapori provenienti da tante culture gastronomiche diverse: dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Francia alle cucine etniche sudamericane e nordafricane.
Ideatore e chef del locale è Francesco Tanzarella, un politico che cucina e che ha come punti di riferimento personaggi come il conte Giovanni Nuvoletti, Ugo Tognazzi e Gregor von Rezzori, emblemi del buon vivere e del buon mangiare.
L’ambiente del ristorante è stile anni ’70, con un’illuminazione calda e accogliente.
 

Nella serata inaugurale e di apertura al pubblico ho innanzitutto apprezzato i numerosi, colorati ed imperdibili cocktails (molto buono il “Vizietto”, un insieme di mille superalcolici sapientemente miscelati) provenienti dal cocktail-bar dove soprattutto d’estate sarà piacevole fermarsi per un aperitivo al rientro dal mare.
 
 
Da rilevare per inciso che esiste una vera e propria sezione del menù dedicata ai cocktail, che ne prevede un accompagnamento a diverse pietanze (esempi: Chicken tikka masala con Perfect Martini, petit burritos con carne, peperoncino fresco e salsa allo yogurt con Gin Tonic modello “Isole nella corrente”) pagando un prezzo unico per ogni “binomio” piatto-cocktail.

 
La serata è proseguita con l’assaggio di tanti finger food e tapas ispirate a cucine più o meno lontane, (ottima l’insalatina tiepida di pollo, mele e limone, i vari sandwich fatti con pane home-made, oltre che l’amatriciana e i dolci).
 
 
 
Ottima anche la musica, anche anni ’70 of course, che ha allietato e reso ancor più speciale la serata.
Una serata in cui non poteva mancare anche del buon vino, compreso quello, rosso, contenuto in fiaschi cicciotti e cioè proprio lui, il “Barzilai”. In definitiva un Barzilai al Barzilai: quale miglior “spot” per promuovere questo interessante locale?

Barzilai
Via Ermanno Wolf-Ferrari, 287
00124 Roma-Infernetto
Tel. 06/50087657

14 aprile 2013

Dell’utilizzo degli amaretti


Avevo deciso che dovevo preparare una ricetta con gli amaretti, altro prodotto che sto rivalutando col passare degli anni e con l’evolversi della mia “maturità” enogastronomica (wow, che paroloni!).
La scelta di una ricetta salata con gli amaretti (quella dolce era troppo facile) non è avvenuta istantaneamente ed stata frutto di lunghe ponderazioni.
Mi sono consultato anche su twitter con amici blogger ma le proposte, sia pur interessanti, non mi intrigavano più di tanto.
Mettendo tutto questo a sistema, ad un certo punto “si è accesa la lampadina” su un piatto che poi si è rivelato vincente e molto buono.
Cercavo qualcosa di particolarmente sapido che contrastasse la dolcezza e l’amarostico degli amaretti. Quel qualcosa si poteva (e doveva) trovare in mare. Allora ho pensato alle acciughe ma, meglio, ad un prodotto che amo molto e che non utilizzo mai troppo: le aringhe.
Ne è venuta fuori questa idea di preparazione: pasta con aringhe, ricotta (che rende neutro e cremoso il tutto) e amaretti.



Ecco allora la ricetta:
In una padella far appassire in poco olio extravergine della cipolla e poco dopo aggiungere dell’aringa affumicata tagliata a cubetti. Far cuocere brevemente e spegnere il fuoco. Nel frattempo cuocere al dente delle mezzemaniche (ho pensato che potesse essere un formato adatto a questa ricetta) e a parte stemperare della ricotta con poco latte. Inserire la ricotta nella padella spenta ed amalgamare bene. Aggiungere anche una certa quantità di amaretti sbriciolati grossolanamente (la dose più o meno elevata dipende da quanto dolce volete che venga il piatto, io suggerirei di non esagerare!). Scolare al dente la pasta e mantecarla in padella aggiungendo un po’ di acqua di cottura. Si formerà una bella cremina.
Impiattare, guarnendo con degli amaretti sbriciolati e una (o più) foglia(e) di basilico. Ne è venuto fuori un piatto davvero strepitoso, che vi consiglio di provare.
Prossimo utilizzo degli amaretti? Sicuramente per un dolce che adoro: il bunet piemontese. Utilizzerò la ricetta di una brava blogger sempre piemontese, Giada. A presto su questi schermi!

7 aprile 2013

St. Honoré ed altre ghiottonerie in zona Campo de’ Fiori

 
Ho scoperto da poco (almeno io) una pasticceria molto interessante, con un pasticciere giovane ed in gamba, che fa dolci veramente buoni, utilizzando una grande tecnica, frutto anche di un’esperienza notevole acquisita all’estero presso i migliori maestri (Paco Torreblanca, Ferran Adrià e i fratelli Roca).
La sua pasticceria è a Roma in Piazza del Paradiso, una piazzetta piuttosto appartata che quasi non si crederebbe così vicina alla movida ed al caos di Campo de’ Fiori.
Si tratta della pasticceria De Bellis
di Andrea De Bellis che ho avuto modo di conoscere in seguito al suo “show cooking” a Culinaria a Roma.

De Bellis a Culinaria con Nerina Di Nunzio di Food Confidential
 
De Bellis con Bonci
Da non perdere il suo delizioso St. Honoré che alla manifestazione romana è stato presentato “al metro” e cioè lungo proprio un metro, come la pizza di Gigino a Vico Equense. 
 
 
Ma al suo negozio il St. Honoré viene servito espresso e “montato” al momento anche in versione più contenuta, non temete!
Per me che amo la Francia ed anche i suoi dolci la pasticceria De Bellis è senz’altro un indirizzo da non perdere, perché vengono offerte specialità francesi che non si trovano così facilmente a Roma. Come la mitica Galette des Rois, presente anche in versioni meno classiche, ed il Paris-Brest.
La Galette des Rois
Insomma ben vengano a Roma locali di questo genere! Penso proprio che andrò molte volte a trovare Andrea De Bellis…

Sempre nella stessa zona di questa pasticceria, voglio ricordare un locale che da sempre apprezzo molto e che forse non è mai troppo valorizzato ed elogiato.
In questo caso mi riferisco ad un indirizzo storico, l’antica pasticceria Bernasconi. Anni fa, se non ricordo male, si trovava a Largo Argentina, mentre ora è in un negozietto più piccolo a due passi da altro mitico locale, Roscioli (con annesso il suo forno).
Da Bernasconi vado, appena posso, a gustare i suoi buonissimi dolci della tradizione romana e kosher, frutto della loro lunga e consolidata esperienza di pasticcieri (il locale è nato nel 1923).
Mi piace molto la loro “mela (o anche banana) in camicia”, un’ottima mela cotta rivestita di pasta sfoglia, ma vi assicuro che in questo locale si ha l’imbarazzo della scelta per le tante prelibatezze dolci, anche un po’ originali, che si trovano. Bernasconi mi ricorda un po’ quei caffè storici del Nord Italia dove, quasi come gioielli, vengono presentate in piccole bacheche le goduriose prelibatezze preparate nei laboratori.
Da non sottovalutare anche l’offerta salata del locale, con sfiziose torte rustiche (anche in versione più piccola), tartellette, pizzette, panini e tramezzini preparati con la miglior fattura e cura.
Alla prossima!