Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

29 giugno 2014

Typiquement Charles


Lo Champagne di cui vi parlo in questo post ha alle spalle la storia di un grande uomo: Charles Heidsieck, da cui prende il nome l’omonima Maison di Reims, nata più di 160 anni fa.
Charles era un uomo visionario e innovatore, con un grande spirito di comunicatività, coraggio e ricerca dell’eccellenza. Di buona famiglia, sposato con l’erede di un’altra grande famiglia della regione dello Champagne, gli Henriot, a soli 29 anni fonda una Maison che desidera essere a sua immagine e somiglianza.
Le ambizioni di Charles si ambientano in un mondo in pieno fermento. Il XIX secolo è l’epoca delle grandi scoperte, degli spettacoli e degli interrogativi fondamentali, ovvero l’epoca di un mondo che riflette su se stesso per progredire, e che lo fa con audacia. Sicuro della qualità del suo Champagne, Charles decide di esporsi al mondo. Poliglotta, socievole e con la sicurezza di chi è guidato da una chiara visione, in pochi anni diventa uno dei più influenti ambasciatori della Champagne nel mondo. Dall’America, dove conquista il Nuovo Mondo diventando il leggendario “Champagne Charlie”, passando nel cuore delle corti europee fino alla Russia.
 

Nelle grandi serate mondane dei palazzi di Parigi e Londra si serve esclusivamente l’Extra Dry di Charles Heidsieck e, in men che non si dica, viene venduto ovunque nel mondo.
Oggi la Maison de Champagne Charles Heidsieck rimane, a più di 160 anni dalla sua creazione, una realtà familiare nella quale ciascun erede si è impegnato a far rivivere lo spirito audace del suo fondatore, facendo scelte autentiche e personali che impongono rispetto e che resistono alle mode.
Nella serata dedicata a questo sontuoso Champagne, organizzata sempre egregiamente da Carlo Vischi presso l’hotel Radisson Sas di Roma, ho avuto modo di apprezzare in pieno alcune tra le migliori etichette Charles Heidsieck, in abbinamento a dei buoni piatti mediterranei ben preparati dallo chef dell’hotel.
Ecco allora che ad una frittatina di pasta alla gricia con bresaola della Valtellina è stato abbinato un Charles Heidsieck Brut Réserve e ad un’ottima parmigiana di melanzane un Charles Heidsieck Brut Vintage (un abbinamento sul “filo del rasoio”, secondo gli esperti);
 

all’ottimo, a mio avviso, rosti di patate con fontina e un profumatissimo tartufo nero scorzone è stato invece abbinato perfettamente un sontuoso Charles Heidsieck Blanc des Millénaires 1995.
 
 

E non è finita: abbiamo degustato poi un immenso Charlie 1985 insieme ad un tortino alle spezie, per concludere con un sorbetto al thè verde ed un Brut Réserve.
La serata non poteva quindi che essere molto piacevole, in compagnia di tanti foodblogger che durante la serata con i loro tweet non hanno mancato di manifestare il loro entusiasmo per dei grandi prodotti e di ammirare le gesta di Charles, raccontate in modo molto intrigante da Marco Chiesa e da Philarmonica, distributore di questo Champagne in Italia.
 

Qui potete trovare i tweet più belli sulla serata, che devo dire è stata davvero gradevole, “frizzante” e magica.

23 giugno 2014

Fries, le patatine di una bontà… Mondiale


Che Mondiali sarebbero senza mangiare, guardando le partite, delle buone e croccanti patatine fritte? In effetti proprio all’inizio dei Mondiali ha aperto ad Ostia (al villaggio, appunto, …Mondiale di Piazzale Magellano) il primo street-food di patatine fritte fresche tagliate a mano del Lazio, basato sul modello olandese. In Olanda, infatti, da tempo esistono banchetti, camioncini itineranti o piccoli locali dove si friggono patate fresche di continuo e dove la gente fa la fila per mangiare.
 

In realtà si è trattato di un pre-opening (comunque in essere fino al 24 agosto), perché poi vi sarà una prossima apertura a luglio in Via di Porta Cavalleggeri 19 a Roma.
 

Quello di Roma sarà il primo di una catena di store dove poter gustare patate italiane tagliate a mano, cotte al momento in olio di arachidi al 100% senza colesterolo, con friggitrici di ultimissima generazione e servite nei tipici cartocci.

 
E la cosa interessante è anche che a queste ottime patatine si può abbinare una selezione di ben 20 tipi di salse diverse, di cui 8 senza glutine e 5 vegane. Io ho molto gradito quella andalusa, soltanto lievemente piccante e quella classica barbecue, ma ve ne sono tante che vanno assolutamente assaggiate, come quella algerina, cheddar cheese, guacamole, la greca, l’indiana…
 

Le patate utilizzate provengono dall’azienda Sciarria Srl, leader di mercato nel settore della coltivazione, commercializzazione e distribuzione di questo prodotto e che adotta un’agricoltura a “lotta integrata”.
Quanto alla provenienza, le patate per il periodo giugno/settembre sono originarie di Viterbo, per quello ottobre/dicembre di Avezzano, mentre a gennaio/maggio si fa ricorso a quelle dell’Emilia Romagna.

www.deliciousfries.com

18 giugno 2014

Sette anni e non sentirli…

 
Il mio blog ha compiuto ben sette anni!
Che aspettate a farmi gli auguri? ;-)
 
Ps Per festeggiare vi offro virtualmente questa splendida parmigiana di alici… A chi è interessato, invierò la ricetta.
Che comunque pubblicherò presto in un altro post.

15 giugno 2014

Che… Gioia La Posta Vecchia…


Il luxury hotel La Posta Vecchia si trova nei pressi di Ladispoli, una località balneare della costa laziale poco a Nord di Roma.
E’ senza esagerazione un incantevole albergo, sul mare, con 19 suite, una piscina interna con acqua calda, una Spa, ambientato in luogo dove un tempo vi era un’antica villa romana del II secolo a.C.

 
Entrando, si ha accesso ad uno spettacolare ed ampio cortile, con alberi secolari e tanto verde e prati all’inglese. La villa vera e propria è ricca al suo interno di soffitti in legno finemente decorati, preziosi mobili, arazzi, dipinti e statue; nel XVII secolo era anche la dependance del castello degli Orsini, una delle più antiche famiglie romane.
Lo scenario si fa ancora più suggestivo, se possibile, nelle terrazze affacciate sul mare. Da un lato, la vista del mare calmo con il castello Odescalchi, dall’altro ancora verdi giardini che danno su tutta la costa laziale antistante.
E’ in questo contesto da sogno che si è tenuta alcuni giorni fa la presentazione del libro edito da Trenta Editore della stella Michelin Michelino Gioia (“Michelino Gioia – Tradizioni Contemporanee”), chef del ristorante The Cesar dello stesso hotel. Il libro, che fa parte di una collana dedicata alla ristorazione di qualità, è firmato nella sua prefazione da Allan Bay, noto critico enogastronomico, che è ben riuscito a cogliere l’essenza della cucina dello chef del The Cesar, definendo i suoi piatti “festaioli, ricchi, belli colorati e buoni ancor prima di essere mangiati”.
 
 
Nel libro, oltre alla affascinante storia della Posta Vecchia, si ripercorre la carriera dello chef dalle origini semplici e partenopee, che ha saputo unire all’amore per le materie prime e per il territorio, il metodo, il rigore e le tecniche apprese nel corso della sua crescita professionale, al fianco di grandi maestri. Michelino Gioia, che proprio di recente tra l’altro ha avuto la conferma delle 2 forchette da parte del Gambero Rosso, ha infatti iniziato la sua esperienza lavorativa al Four Seasons di Milano, proseguendo poi nella capitale presso l’Hotel Eden, per poi arricchire il suo bagaglio tecnico grazie a grandi chef come Alain Ducasse, Gaetano Trovato, Pietro Leemann e Mauro Uliassi.
 
Lo chef Michelino Gioia
Michelino Gioia nella sua cucina dà molto spazio alla naturalità dei prodotti (in parte si tratta di ingredienti coltivati nell’orto bio dell’hotel) e al legame con il territorio, con una profonda passione per i sapori mediterranei ed un vivo interesse nello sperimentare tecniche innovative.
Ne abbiamo avuto conferma, nel corso della serata di presentazione del suo libro, dai tanti finger food e piatti proposti, tra cui delle sublimi capesante con galletta croccante, crema di mele e patate affumicate che sono state anche oggetto di un interessante show-cooking.
 
 
 
Un piatto molto bello prima che buono, che costituisce una delle sue ricette più rappresentative. In particolare la galletta su cui si appoggia la capasanta scottata è una zampetta di maialino dorata in padella, cotta per quasi due giorni a 68°C, spolpata, rimodellata e affettata, per trasformarla in una sorta di biscottino croccante. A profumare il tutto c’è l’erba aromatica preferita dallo chef, il timo.
Altri piatti significativi della serata sono stati il risotto agli agrumi e gamberi rossi e i tanti dolci, leggeri, delicati e non pesanti, cosa che non sempre accade anche nei migliori ristoranti.
 

Tutti questi piatti sono stati degnamente abbinati agli ottimi vini dell’azienda della famiglia Börner, Ômina Romana (Ômina è la forma plurale della parola latina omen che significa buon presagio), situata sui Colli Albani, che fa della qualità, della passione e dell’attenzione ai dettagli i suoi capisaldi.
Lunga vita allora ai vini e ai piatti di alta qualità: in questa bella serata se ne sono degustati tanti!

6 giugno 2014

Trattoria Da Cesare: va in scena l’autentica cucina romana

 
Finalmente ho avuto modo di assaggiare la cucina della trattoria Da Cesare. Ne avevo sentito parlare molto bene da tanti amici e foodblogger e devo dire che le alte aspettative che avevo su questo locale sono state confermate dalla “prova del nove” del “test personale”.
La trattoria da Cesare nasce negli anni ’60 in zona Casaletto, a Roma. E’ un locale caratteristico, dall’atmosfera tipica della trattoria fuori porta. Cinque anni fa, poi, Leonardo Vignoli e sua moglie si sono innamorati così tanto di questa trattoria che ne hanno rilevato l’attività, trasferendosi dalla campagna sabina a Roma. Naturalmente l’incontro e lo scambio con Cesare, il vecchio proprietario, e sua madre Anna è stato fondamentale. C’è stata quasi una staffetta, che ha portato a raccoglierne l’eredità, a cui si è aggiunto il tocco personale dell’odierno patron.
Prima di entrare nell’attuale locale si accede ad un giardinetto esterno, un pergolato coperto da filari di uva fragola che deve essere piacevolissimo negli imminenti periodi di caldo romano. All’interno, la trattoria è piuttosto semplice, ma curata e dai toni chiari. La cucina è essenzialmente romana, autentica, schietta, sostanziosa, piena di sapore, concreta, senza tanti fronzoli estetici, talvolta con un pizzico (ma solo un pizzico!) d’innovazione. In una parola, la cucina che piace a me!
Non sorprende quindi che il proprietario Leonardo Vignoli sostenga che il progetto “Romanesco” è il naturale sbocco del costante lavoro quotidiano di questo ottimo locale. Come a dire che non costituisce certo uno sforzo “adattare” i piatti offerti dalla trattoria ad un progetto che promuove la cucina romana, perché questo locale è già un’espressione dell’autentica cucina romana.
La cucina di Leonardo Vignoli prevede quindi grandi classici della cucina della Capitale, come i tonnarelli cacio e pepe e gli gnocchi di patate con sugo di coda alla vaccinara che sono proposti seguendo le ricette tradizionali, ma con particolare attenzione alle tecniche di cottura. “Perché il successo di un piatto lo fa anche la sua digeribilità”, afferma Leonardo.
Nella serata in cui ho avuto modo di assaggiare la cucina di questa trattoria, nell’ambito del progetto “Romanesco”, ho degustato un ottimo antipasto composto da polpette di bollito con salsa verde, delle squisite crocchette di melanzane all’arrabbiata e un sempre buonissimo e classico filetto di baccalà. Originali e molto graditi da tutti i commensali anche gli gnocchetti fritti con salsa di cacio e pepe.
 
  

Il primo piatto era costituito da degli ottimi e abbondanti (così si fa!) tonnarelli alla vignarola, ben succulenti e ricchi di tante buone e fresche materie prime della campagna romana.


Sono poi seguiti altri tre grandi piatti degni della migliore cucina della Capitale: la trippa alla romana, un contorno di cicoria ripassata in padella e, per finire in bellezza, un impeccabile tiramisù al bicchiere.
 
 
La trippa alla romana, con cui si abbinava benissimo un Cesanese del Piglio Casale della Ioria, mi è piaciuta moltissimo, con un gradevole tono rinfrescante rilasciato dalla menta. In conclusione di questo post, quindi, vi lascio anche la relativa ricetta, utilizzata dal locale. Provate a farla a casa, ne vale davvero la pena!
 
 
Trippa alla romana

Ingredienti per 4 persone:

800 g. di trippa
1 kg. di pomodori pelati
150 g. di grasso di maiale
300 g. di Pecorino Romano Dop
1 cipolla
2 mazzi di menta
Olio extravergine q.b.
Sale e peperoncino q.b.

In una padella soffriggere la cipolla e aggiungere il grasso di maiale tagliato a cubetti. Quando sarà fuso, aggiungere i pomodori, il sale e il peperoncino. Raggiunto il bollore, abbassare la fiamma e cuocere la salsa per 20 minuti. Aggiungere la trippa tagliata a listarelle e cuocere a fuoco vivo fino a bollore, poi abbassare la fiamma e coprire con un coperchio. Cuocere tutto a fuoco lentissimo per 1 ora e mezza. Spento il fornello, aggiungere la menta e lasciarla in infusione per 20 minuti. Riscaldare appena a fuoco basso. Servire con un filo d’olio e abbondante pecorino. 

Da Cesare
Via del Casaletto, 45
00151 Roma
Tel. 06.536015