Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

31 dicembre 2015

Le contaminazioni golose di Plancha


Spesso nella pausa pranzo lavorativa faccio capolino in via Bergamo, a pochi passi da Piazza Fiume. E’ una via in cui sono presenti tanti locali di qualità, dall’offerta destinata a volte a target più specifici, a volte indirizzata ad un pubblico più ampio.
A questi esercizi commerciali si è aggiunto ora da poco (dal 19 dicembre) anche un altro locale gourmet degno di essere segnalato, denominato Plancha.


Plancha ha un’aria molto accogliente, friendly, informale e “fresca”, fornendo al cliente quella giusta atmosfera di relax che ci deve essere quando si va a cena.
Disegni e modi di dire scherzosi alle pareti, colori di fondo sul blu quasi ad evocare un ambiente marinaro e personale attento, gentile e disponibile fanno di questo locale un posto veramente piacevole e distensivo, dove poter apprezzare una cucina come piace a me, senza troppi fronzoli, sfiziosa e golosa.
Con la particolarità di un format senza dubbio innovativo, caratterizzato da un unico metodo di cottura scelto per garantire gusto e genuinità. Come suggerisce il nome del locale, infatti, si utilizzano piastre tecnologicamente all’avanguardia, ispirate al teppan giapponese, dove la cottura avviene alla temperatura di 210-230°C, senza però raggiungere mai il punto di fumo dei grassi. 


In questo modo viene esaltata la qualità e il sapore degli alimenti, che restano succosi e conservano tutte le proprietà nutritive. Ovviamente freschezza e stagionalità la fanno da padrone, per tutti i tipi di materie prime utilizzate, che si tratti di carne, pesce, verdure, uova o frutta.


Uno degli aspetti della cucina di Plancha che più mi ha attratto e convinto è il suo lasciare spazio alle contaminazioni: sapori e aromi mediterranei si mescolano in un melting pot davvero piacevole con le suggestioni orientali, da cui il locale trae ispirazione.


Ne vengono fuori piatti davvero interessanti e originali come l’ottima insalata di capesante con mango, songino e anacardi, la ceviche di spigola, il buonissimo tataki di tonno al sesamo con salsa di pomodori verdi o gli eccellenti ribs di maiale alla salsa di ostriche e sesamo.



Divertenti e sfiziose, inoltre, le combinazioni di ingredienti da sperimentare con i noodles e il riso jasmine. Interessante anche la possibilità di ordinare, con anticipo di 24 ore, mega piatti da condividere tra tante persone.



Sul fronte del beverage, l’offerta prevede una carta dei vini in tema con la filosofia del locale: 30 etichette, non solo nazionali, selezionate con l’obiettivo di proporre prodotti buoni, dall’approccio facile e al giusto prezzo. Oltre a una selezione di birre alla spina ed in bottiglia, è presente un’ampia e stuzzicante lista dei cocktail, pensati per i diversi momenti della giornata, dal Tangerine Spiced Martini (ottimo!) al Raspberry Mule, passando per il Plancha, il drink della casa a base di vodka, liquore alla vaniglia, succo di mela, lime, cetriolo, kiwi, bitter arancia e spezie.
Alla guida del locale c’è la giovane Ludovica Giordano Orsini che contribuisce così ad ampliare l’attività della famiglia Giordano Orsini, presente nella ristorazione capitolina ormai da diversi anni.


Plancha è ideato poi dalla Laurenzi Consulting, società leader nel settore enogastronomico, insieme allo studio di architettura Strato e a quello grafico Repubblica Gastronomica.
Insomma, Plancha è proprio un bel posto che vi consiglio di visitare. Un locale dove il cliente torna con piacere, anche per assaggiare gli innumerevoli piatti sfiziosi che non si possono gustare in una sola o poche occasioni.


E nel quale si reca di nuovo per godere ancora di un’atmosfera colorata e simpatica, dove poter trascorrere le serate in maniera piacevole e originale.


Ps: la prossima volta che andrò da Plancha vorrei assaggiare i seguenti piatti: il tomino di capra alla plancha con chutney di pomodoro e zenzero, la pancia di maiale all’aceto balsamico con purea di mele e il petto d’anatra laccato al miele di castagno.

Plancha
Via Bergamo, 38
Tel. 06 31072361
e-mail: info@plancharoma.it
Aperto sempre a pranzo e cena

27 dicembre 2015

Buone feste!


Nei giorni frenetici pre-natalizi non sono riuscito a farvi per bene gli auguri ed allora mi appresto a farlo adesso.
Buon (fatto) Natale, buone feste e soprattutto che sia per tutti voi un ottimo 2016!
Metto come immagine-simbolo degli ottimi struffoli, che rappresentano per me il dolce più buono che si può offrire durante le feste natalizie.
Non amo infatti panettoni e pandori pur di qualità (salvo rarissime eccezioni, di cui magari vi parlerò), né altri dolci e attribuisco quindi agli struffoli l’Oscar di quelli che si mangiano durante questo periodo.
Auguri ancora e a presto!

25 dicembre 2015

Platz, un “Grand Bistrot”


Il 5 dicembre scorso ha aperto Platz, un interessante locale che arricchisce ancor di più la fascinosa Piazza Sant’Eustachio, nota ai romani, oltre che per le sue bellezze, anche per uno dei migliori caffè della città.
Platz è un locale molto versatile, con un’offerta che si differenzia a seconda dei momenti della giornata, dalla colazione fino al dopo cena, fungendo anche da gastronomia, ristorante e cocktail-bar.
Molto piacevoli sono i diversi ambienti che lo compongono, con uno stile differente a seconda delle sale, per soddisfare le diverse esigenze di chi le frequenta (un pubblico senz’altro cittadino, ma anche internazionale) e con un’aria da bistrot parigino che non guasta per nulla.
L’anima di Platz sta quindi nelle sue scelte architettoniche ed enogastronomiche, con una cucina che certamente strizza l’occhio alla tradizione italiana e romana, ma che non disdegna “incursioni” internazionali, adatta sia a chi va più di fretta sia a chi ha la calma di gustarsi con tranquillità uno “slow food”.


A rendere possibile questo interessante progetto è stata una giovane coppia dell’imprenditoria romana, che si è avvalsa della consulenza di una squadra collaudata di professionisti che ha disegnato e realizzato il format: la Laurenzi Consulting, società di consulenza specializzata nell’ideazione di formule ristorative, e lo studio di architettura Strato e Repubblica Gastronomica, che ha ideato la veste grafica.
Più nello specifico, il locale si articola tra un affaccio esterno e due livelli interni, pensati per essere uno il complemento dell’altro.


Appena si entra, sulla destra, si scorge il grande banco della gastronomia. Qui si può scegliere tra salumi e formaggi selezionati, con chicche sia di provenienza locale/regionale che francese o estera per la gioia di tutti i palati.


Più avanti ancora, si prosegue con il banco per le colazioni, per i cocktail (ottimi, insieme anche a una buona selezione di vini, liquori e distillati) e per gli aperitivi (accompagnati con i prodotti preparati e affettati sul momento dalla gastronomia).
Il piano superiore è una sorta di salotto, con carte da parati ispirate a piante esotiche e viaggi, con comodi divani, luci calde e colori attraenti.


Qui si trova il vero bistrot, dove spaziare fra un menu alla carta e un salad bar, che si tramuta poi nel fine settimana in un piacevole ambiente per un brunch internazionale (date un’occhiata anche a quelli previsti per domani, Santo Stefano, e il 1 Gennaio).



Qualche esempio di piatti del menù alla carta? Uova in camicia con crema di zucchine romanesche e guanciale, paccheri al ragù bianco di animali da cortile, polpette di coniglio alla cacciatora con capperi e olive, semifreddo al caffè, éclair con crema chantilly.





Finiscono più o meno così, in dolcezza, le belle serate al Platz. E il giorno dopo si comincia di nuovo con una buona e coccolosa colazione, con il rintocco delle campane della Basilica di Sant’Eustachio a fare da cornice…

Platz, Grand Bistrot
Piazza Sant’Eustachio, 54
00186, Roma
Aperto tutti i giorni, dalle 10:00 alle 24:00
www.platzroma.com

18 dicembre 2015

Tanti auguri, Colli Etruschi!


Ultimamente mi sta capitando spesso di scrivere di oli di qualità (come ad esempio qui) e lo faccio con grande piacere perché sto scoprendo o riscoprendo tante belle realtà che producono extravergini di gran pregio.
Una di queste è senz’altro la Cooperativa Agricola Colli Etruschi di Blera in provincia di Viterbo, per i cui 50 anni di vita sono stato di recente invitato in loco, per un interessante ed istruttivo weekend celebrativo.


La Cooperativa Agricola Colli Etruschi nasce appunto a Blera, un piccolo borgo di origini etrusche, per iniziativa di un gruppo di 18 olivicoltori che nel 1965 hanno deciso di riunirsi per abbattere i costi di produzione e dotarsi di moderni impianti di estrazione. La progressiva crescita della qualità del prodotto, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, ha portato la Cooperativa ad aprirsi maggiormente alla commercializzazione. Nuovi investimenti e una totale riorganizzazione aziendale hanno condotto poi a una serie di scelte orientate sempre più alla qualità, che negli anni ha avuto come naturale conseguenza tanti riconoscimenti, tra cui dei prestigiosi premi nazionali e internazionali.


La Cooperativa Agricola Colli Etruschi vanta oggi 330 soci, che coltivano oltre 40.000 piante, distribuite su 800 ettari, situati nei dintorni di Blera e caratterizzati da terreni di natura vulcanica, tufacei e in parte argillosi.
Presso la Cooperativa abbiamo avuto modo di visitare gli impianti, seguendo con grande interesse le informazioni fornite dal Direttore Nicola Fazzi.
E’ da sottolineare che il processo produttivo dell’olio segue un iter che tutela la qualità delle olive e l’ambiente. La raccolta è anticipata a metà ottobre, il che consente così di trasferire all’olio quel sentore erbaceo, con sfumature di cardo tipici delle cultivar locali (come diceva Plinio il Vecchio, l’olio migliore si ricava dalle olive più acerbe). Inoltre per molire le olive entro le 12 ore dalla raccolta le stesse, provenienti dai diversi olivicoltori, non vengono separate per produttore.



Il processo produttivo segue poi un percorso virtuoso che permette anche di abbattere i costi. Gli innovativi macchinari per la frangitura, ad esempio, consentono di ottenere un notevole risparmio di acqua.
Nel 2015 sono stati moliti 11.500 quintali di olive, da cui sono stati ottenuti 1.400 quintali di olio, di cui 75 di olio BIO e 60 di EVO DOP Tuscia.
Proprio questi ultimi due sono i prodotti maggior pregio dell’azienda, che abbiamo avuto modo di degustare e apprezzare presso la stessa Cooperativa. Tra l’altro l’EVO DOP Tuscia (cultivar: Caninese) ha ottenuto un punteggio altissimo nell’autorevole Guida presentata recentemente, la Flos Olei 2016, in cui viene descritto “dal colore giallo dorato intenso, con delicate sfumature verdi, complesso e avvolgente al naso con decise note di carciofo, cicoria di campo e lattuga; amaro potente e piccante al palato, con sentori speziati di pepe nero e netto ricordo di mandorla dolce”.
Le caratteristiche sopra descritte di quest’olio si esprimono al meglio in abbinamento con la grande cucina e le grandi materie prime di qualità. E’ quello di cui abbiamo avuto conferma in occasione della cena stellata a quattro mani preparata dai bravissimi chef Iside di Cesare della Parolina e Danilo Ciavattini dell’Enoteca La Torre.


La cena si è tenuta presso l’agriturismo Poggio al Sasso ed ha visto come protagonista l’olio EVO in grandi piatti, abbinati anche ad ottimi vini.


Mi ha colpito in particolare il “Brodo di ceci del solco dritto di Valentano con marroni dei Monti Cimini e raviolo liquido di EVO”. Un gran piatto del territorio in cui il raviolo faceva esplodere in bocca tutto l’aroma e la forza dell’olio, che ben si attenuava però con la dolcezza e la pastosità delle castagne e dei ceci. 



Buono anche il piatto, semplice ma straordinario per qualità delle materie prime, chiamato “Merluzzo, aglio, olio EVO e peperoncino”. E come non citare l’ottimo risotto rapa rossa, zafferano, mandarino candito e olio EVO?


Un tour nella zona di Blera non poteva prescindere da una visita al territorio etrusco. Necropoli, ponti e affascinanti “tagliate” (gole scavate nella roccia) hanno spettacolarmente accompagnato la nostra passeggiata, impreziosita dalle notizie fornite dalla brava guida che ci ha accompagnati, dell’associazione Antico Presente


La bellezza della natura di questa zona, che il nostro tour ci ha permesso di apprezzare pienamente, fa pensare quanto straordinario e magari ancora poco valorizzato turisticamente sia questo territorio.
Un territorio permeato dalla raffinata cultura etrusca della quale, oltre alle opere d’arte e ai resti delle città e delle necropoli, sopravvivono memorie anche nel paesaggio agrario: non dimentichiamo che agli Etruschi si deve l’introduzione e la diffusione dell’olivicoltura in Italia! 
Il nostro tour si è concluso con un’altra interessante visita, questa volta presso una realtà vinicola.


L’importante azienda, sempre del territorio di Blera, presso cui ci siamo recati si chiama San Giovenale.
Appena arrivati, non si può fare a meno di notare la cantina: una rivisitazione in chiave moderna di un capannone agricolo che al tempo stesso rappresenta la tradizione e l’innovazione nell’uso e nell’accostamento dei materiali, che hanno portato all’azienda anche prestigiosi premi. All’interno della cantina la vetrata in fondo si spalanca sui vigneti e su dolci colline, dopo le quali c’è solo il mare.
Emanuele Pangrazi, il giovane proprietario dell’azienda, è un imprenditore dalle idee chiare e dal carattere deciso che ha fortemente voluto realizzare un progetto di una cantina di alto livello, in un territorio tradizionalmente vocato più all’oliveto che al vigneto. L’idea di dedicarsi al vino e la determinazione con cui ci è riuscito con successo nasce dalla volontà di costruire qualcosa di importante da lasciare ai suoi figli. E così, gradualmente, il progetto ha preso forma.
Il suo impegno si è concentrato su un unico grande vino, l’Habemus, 5.000 bottiglie prodotte all’anno, che si è imposto subito all’attenzione del mercato e della critica.
“All’inizio, non avendo esperienza nel settore, ho cominciato a girare, a documentarmi, dichiara Emanuele. E poi ho cercato di partire bene, affidandomi alle persone giuste”.
Una mano gliel’ha data anche la stessa zona dove sorge l’azienda, che ha un’invidiabile posizione: vicinanza con il mare che riesce a far arrivare i suoi benefici effetti, determinando condizioni climatiche ideali, soprattutto nel periodo pre-vendemmiale; il vento e il suolo fatto di argille e pietre fanno il resto, rendendo questo territorio assolutamente paragonabile a quello della Valle del Rodano. E non è un caso che la scelta dei vitigni sia ricaduta sul Grenache, Syrah e Carignan.
Dopo aver visitato un vigneto in fase sperimentale con 44.000 ceppi per ettaro, abbiamo ammirato i grandi serbatoi in acciaio dotati di tecnologie avanzate della cantina, dove il vino rimane per 15 giorni. Quest’ultimo poi passa nelle pregiate barrique bordolesi della Tonnellerie de L’Adour, per farlo respirare di più. Dopo un periodo di permanenza di 20 mesi in barrique, il vino viene infine affinato in bottiglia.


Bellissima e molto interessante è stata la nostra visita proprio alla barricaia, dove abbiamo anche assaggiato dalle stesse barrique i vini provenienti dai vitigni in purezza.



Con un light lunch a base di gustosissimi salumi e naturalmente ottimi vini (l’Habemus delle annate 2010, 2011 e 2013) si è conclusa la nostra visita.


Non mi resta quindi che fare tanti complimenti alle aziende di questo territorio, che sta cominciando ad esprimere appieno le sue potenzialità e ad essere davvero attrattivo, grazie anche ad un emergente tessuto imprenditoriale giovane, dinamico e ambizioso.
E un doveroso grazie devo riservarlo a Carlo Zucchetti ed al suo staff che, oltre ad organizzare come sempre in modo egregio questi “educational tour”, mi ha consentito di “toccare con mano” queste belle realtà.

10 dicembre 2015

A scuola da Italian Kitchen Academy


Si è concluso di recente a Roma il primo corso professionale dell’Italian Kitchen Academy, tenuto dallo chef Andrea Dolciotti.
Un corso che ha l’obiettivo di fornire una formazione altamente qualificata agli aspiranti chef, dotandoli di un bagaglio di conoscenze in grado di favorire e agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro.
L’offerta didattica della scuola è comunque ampia e si declina anche attraverso laboratori monografici e di approfondimento, corsi di cucina per appassionati, eventi e degustazioni enogastronomiche.
Durante il primo corso professionale, la classe ha risposto al meglio e gli stimoli provenienti dai vari chef che si sono alternati in cattedra – oltre a Dolciotti anche Maurizio Serva de La Trota, Antonio Gentile del Red Fish e Andrea De Bellis dell’omonima pasticceria – sono stati brillantemente colti da tutti i partecipanti. Come prova finale gli allievi hanno prestato servizio, durante il pranzo della scorsa domenica 29 novembre, presso il ristorante Le Tamerici di Roma.


Sotto lo sguardo vigile degli chef Dolciotti e Giovanni Cappelli, rispettivamente responsabile della scuola e chef de Le Tamerici, i corsisti si sono divisi i compiti come in una brigata di primo livello, servendo piatti dalle non semplici preparazioni.


L’obiettivo era infatti di vederli all’opera in brigata, ultimo step di una preparazione durata due mesi con lezioni e prove pratiche.


Da ospite e testimone esterno, come altri blogger e giornalisti, posso dire che il pranzo è davvero ben riuscito. Innanzitutto per il contesto. Il locale, anche se non molto grande, è molto caldo e accogliente: luci soffuse, bottiglie alle pareti, travi a vista e parquet gli conferiscono un’aria ospitale e raffinata. Inoltre è un ristorante che nella zona di Fontana di Trevi si distingue nettamente dagli altri, sin troppo turistici e poco attraenti per i gourmet.
I contenuti del menù offertoci sono stati concordati con gli chef docenti ed i piatti sono risultati buoni e golosi, sia pur con qualche fisiologica sbavatura da parte degli allievi del corso.
Abbiamo cominciato con una mousse di ricotta speziata avvolta in un croccante nido di pasta kataifi guarnito con carciofi fritti, per poi proseguire con una ottima cipolla cotta (sotto sale) al forno, ripiena di crema di Brie.


Tra i primi abbiamo degustato dei tortelli di parmigiano con crema di zucca e amaretti e delle crespelle tipiche abruzzesi ripiene di carne bollita e servite con brodo caldo.


Ma il miglior piatto della giornata è stato a mio avviso il secondo: un maiale in crosta di pistacchi, servito con una golosa salsa di pecorino e menta. Veramente interessante e assolutamente da replicare a casa!


Anche il dolce, l’ “assoluto di cioccolato”, era molto piacevole e fresco. Una sorta di “cupola” di cioccolata (tipo profiterol), ripiena di caramello salato. Un bel contrasto, quindi, tra quest’ultimo ingrediente e la dolcezza del resto della preparazione.


Insomma proprio un bel pranzo e davvero tanti complimenti agli allievi del corso, a cui auguro un futuro radioso.
Segnalo infine che Italian Kitchen Academy sta per far partire i seguenti corsi:

Corso di Cucina Professionale Avanzato. Chef responsabile: Andrea Dolciotti
Altri chef/docenti: Maurizio Serva, Antonio Gentile, Andrea De Bellis
Inizio: 11/01/2016
Corso di Cucina Professionale Serale. Chef responsabile: Salvo Cravero
Inizio: 12/01/2016
Corso Master di Pasticceria. Chef responsabile: Andrea De Bellis
Inizio: 08/03/2016

Buon lavoro a tutti i ragazzi (e non) che vi parteciperanno!

5 dicembre 2015

Flos Olei, un prezioso strumento per gli amanti dell’extravergine


Lo scorso sabato 28 novembre è stata presentata a Roma la Guida Flos Olei 2016, la più importante pubblicazione internazionale sul settore dell’olio extravergine di qualità, giunta ormai alla settima edizione.
La Guida si presenta quest’anno sotto una veste più che mai internazionale, con ben 49 Paesi presenti (ultima arrivato: l’Armenia) che toccano tutti i continenti, per un totale di 500 aziende e 692 oli recensiti.
Numeri che fanno di Flos Olei 2016 – redatta in doppia lingua, italiano e inglese - un prezioso vademecum per appassionati, addetti ai lavori e per chiunque abbia voglia di approfondire l’affascinante mondo dell’extravergine. Nella Guida sono presenti inoltre anche dei focus sulle diverse cultivar, metodi di produzione e tecniche di degustazione.


Un lavoro unico e completo, quindi, frutto della capillare attività svolta dai due curatori, Marco Oreggia e Laura Marinelli, coadiuvati da un team di esperti assaggiatori.
La presentazione è avvenuta presso le eleganti sale del lussuoso Hotel The Westin Excelsior di via Veneto, con un’intera giornata dedicata, sotto varie declinazioni, a quel fantastico prodotto che è l’olio extravergine, definito non a torto “oro verde della tavola”. Nell’ambito di questo evento hanno esposto i loro prodotti oltre 85 aziende provenienti da nove paesi, che rappresentano il meglio della produzione olivicola mondiale.
Insieme ai due curatori della Guida, è stato inoltre possibile degustare le etichette inserite nella graduatoria dei “Best 20”, una sorta di premio Oscar dell’extravergine.


Ebbene quest’anno, complice anche un’annata particolarmente sfortunata per il nostro paese, per la prima volta in assoluto in questa lista di eccellenze la Spagna ha superato l’Italia per 8 premi a 7, aggiudicandosi anche i due riconoscimenti più ambiti. La Spagna, primo produttore mondiale per quantità, cresce dunque anche sul fronte qualitativo e non solo nella regione dell’Andalucía, storicamente legata all’extravergine.
Devo dire che in effetti ho assaggiato dei grandi oli spagnoli che non conoscevo, tra cui è senz’altro da menzionare il Casas de Hualdo Picual, giudicato dalla Guida “Veramente Eccellente”.
Un prodotto, recita la Guida, “dal colore giallo dorato intenso, dall’odore deciso e avvolgente con sentori vegetali e note di pomodoro, banana e mela bianca e dal gusto fine, con ricordo di erbe aromatiche”.
Anche gli oli italiani hanno comunque fatto la parte del leone. Ne ho apprezzati moltissimi, ma vorrei citarne uno che nell’assaggio a casa mi ha colpito particolarmente. Si tratta del marchigiano Colle degli Olivi monovarietale La Raggia, classificato dalla Guida come “Eccellente” e descritto nella relativa scheda come segue: “colore giallo dorato scarico, odore deciso e avvolgente con sentori di carciofo e cardo selvatico e sapore elegante e ampio, con toni di cicoria e lattuga e netto ricordo di pepe nero e mandorla”. Un gran prodotto.
L’olio è stato poi protagonista anche nelle Master Class, delle autentiche lezioni tenute da grandi chef sull’utilizzo dell’extravergine in cucina e sugli abbinamenti cibo-olio.


Ho seguito in particolare con molto interesse l’esecuzione della ricetta dello chef Philipp Tresch del ristorante La Perla di Lucerna, in Svizzera (tra l’altro nominato dalla Guida come Ristorante dell’Anno), che ha preparato un gran piatto: i “Capelli d’Angelo con schiuma di Castelmagno, tuorlo d’uovo cotto in extravergine e tartufo bianco”.


Di questa preparazione mi ha colpito innanzitutto la grande qualità della pasta (del rinomato Pastificio Cavalieri di Maglie, in provincia di Lecce) al tempo stesso delicata ma ben al dente. 


Ma anche le tecniche di preparazione intermedia, come ad esempio la estrazione della schiuma di Castelmagno che contiene l’essenza di questo formaggio e la cottura al forno del tuorlo, avvolto in una sorta di “camicia” di olio extravergine.


Ne è venuto fuori un piatto molto delicato, profumato (beh, c’era il tartufo bianco…), ben equilibrato e direi anche spettacolare a vedersi, grazie alla rottura del tuorlo che ha sprigionato un coreografico cuore giallo liquido.


Un grande evento ed una grande Guida, quindi, che vi consiglio di acquistare anche perché, per dirla con Oreggia, tramite la sua consultazione è possibile “distinguere e apprezzare le caratteristiche del vero extravergine, elemento fondante della nostra cultura alimentare che continua a far proseliti, come dimostrato dalla crescita dell’impianto oleario sul pianeta”.
Ben vengano pubblicazioni di tale spessore e contenuto, aggiungo io!

Ps: La Guida è disponibile anche online (shop.flosolei.com) e presso i Flos Olei Point, punti commerciali Flos Olei disseminati in tutto il mondo. Per avere infine sempre a portata di mano una finestra sull’universo extravergine, è possibile scaricare le applicazioni iPhone-iPad.