Il mare, il buon bere, il mangiare bene e...chi più ne ha, più ne metta

31 maggio 2016

Casale del Giglio, le vigne e il mare


Di recente ho visitato, nell'ambito di un interessante blog-tour, i diversi vigneti dell'azienda agricola Casale del Giglio della famiglia Santarelli, che ha oltre cento anni di attività alle spalle. La sua storia merita di essere raccontata e parla di commercio, dedizione, tradizione, ricerca e sperimentazione.
I Santarelli, originari di Amatrice, erano mercanti di vino e ben presto aprirono a Roma il loro primo “Vini & Olii” in Piazza Capranica, seguito da altri analoghi punti vendita in diverse zone della città. Nel 1967, Dino Santarelli, figlio di uno dei fondatori dell’azienda di famiglia, affascinato dall’Agro Pontino, crea “Casale del Giglio” in località Le Ferriere non lontano dall’antica Città di “Satricum” in provincia di Latina, circa 50 Km a sud di Roma.


Questo territorio rappresentava, rispetto ad altre zone del Lazio e ad altre regioni d’Italia, un ambiente nuovo, tutto da esplorare dal punto di vista vitivinicolo. Per questa ragione, nel 1985 si diede vita al progetto di ricerca e sviluppo “Casale del Giglio”, autorizzato dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio.
A partire dagli anni ’90 il figlio di Dino, Antonio, seguendo l’intuito paterno e avvalendosi della collaborazione del giovane enologo trentino Paolo Tiefenthaler (proveniente dal rinomato Centro Ricerca ed Innovazione dell’Istituto Agrario San Michele all’Adige), svilupperà ulteriori progetti di ricerca e sperimentazione, che hanno condotto ai ragguardevoli risultati raggiunti fino ad oggi.
I modelli di coltivazione viticola ai quali si sono ispirate queste ricerche sono quelli praticati a Bordeaux, in Australia ed in California, che sono territori esposti all’influenza della costa, esattamente come l’Agro Pontino, che gode dei benefici effetti del mar Tirreno. Oggi i vini di “Casale del Giglio” hanno conquistato, innanzitutto il mercato romano e laziale, per poi estendere la loro presenza a livello nazionale ed internazionale.


Ciò premesso, la mia visita ai vigneti di Le Ferriere è stata davvero interessante con una calorosa accoglienza da parte di Antonio Santarelli e Linda Siddera, responsabile della comunicazione dell'azienda. Abbiamo potuto ammirare le vigne, gli impianti di trasformazione delle uve e la cantina, oltre che godere della vista dell'incantevole laghetto, presente sempre all’interno della tenuta.



Molto stimolante, poi, la degustazione dei tanti vini dell'azienda, alcuni dei quali oggetto di sperimentazione, dall’alto della splendida terrazza che sovrasta il Casale e davanti ad un tramonto mozzafiato.
Più nel dettaglio, ho gradito in modo particolare un rosso, il Tempranillo, che nasce da un vitigno di origine spagnola coltivato anche nella zona della Rioja. Questa varietà si è adattata molto bene al clima mediterraneo ventilato ed ai terreni freschi e profondi, come quelli di Casale del Giglio. E’ un vino dal colore rosso scuro con sentori di lampone, ribes nero e marasca matura, di gusto molto concentrato con note speziate e fruttate, esaltate da una consistente presenza di tannini dolci. E secondo gli esperti si adatta perfettamente con la “tiella di polpo” di Gaeta, un abbinamento che senz’altro mi propongo di testare.


Del resto uno dei tanti propositi di questa azienda è di abbinare nel modo più appropriato i loro vini ai piatti tipici della cucina laziale per valorizzare entrambi. Ne abbiamo avuto conferma nell’ambito dell’ottima cena tenutasi presso il bellissimo casale della famiglia Santarelli. Qui piatti come la gricia, l’amatriciana, il pollo arrosto con patate sono stati perfettamente abbinati ad alcuni vini aziendali, rispettivamente l’Antinoo bianco, l’Albiola Rosato e il Petit Verdot.


Lo splendore di Ponza

L’indomani abbiamo continuato il nostro fil-rouge con Casal del Giglio approdando nella stupenda isola di Ponza, dove questa azienda possiede dei vigneti di uve Biancolella (che conoscevo già nella loro "versione" ischitana) e sta sviluppando un progetto per la sua valorizzazione.
La Biancolella è infatti una varietà originaria della Campania importata a Ponza da Ischia nella metà del ‘700, ai tempi del regno dei Borbone. Tra l'altro la sua coltivazione nel Lazio è autorizzata unicamente sulle isole ponziane. A Ponza la Biancolella nasce su di un piccolo altopiano, al di sopra del quale si erge, maestoso, il Faro della Guardia, costruito nel 1886 su una rocca a strapiombo sul mare (alta 112 m. s.l.m.) e che ha una portata luminosa fino a 24 miglia marine.


La nostra passeggiata per arrivare alle vigne e alla cantina di Casal del Giglio è stata molto suggestiva. Partendo dal porto di Ponza, ci siamo inerpicati su delle graziose e strette stradine, ammirando lo splendido panorama via via sempre più mozzafiato, rimanendo abbagliati dagli accecanti riflessi del sole sulle casette bianche e azzurrine che ricordano i paesini marinari della Grecia e scattando simpatiche e divertenti foto e modaioli “selfie”.



Giunti all’altopiano, abbiamo potuto ammirare le vigne a strapiombo sul mare, tra profumi di macchia mediterranea ed erbe aromatiche, e apprendere da chi ci ha accompagnato ulteriori notizie tecniche sulla coltivazione del Biancolella. Come ad esempio il fatto che l’altezza delle piante viene tenuta volutamente bassa per ridurne l’esposizione al vento, che le danneggerebbe.


La coltivazione di queste uve avviene su tanti minuscoli appezzamenti, alcuni recuperati, altri acquistati ed è quindi necessariamente limitata. La produzione di vino è conseguentemente di circa 4.000 bottiglie, commercializzate solo a Ponza e fuori dall'isola soltanto ad Anzio.


La successiva visita alla graziosa cantina ci ha consentito di apprezzare il vino Biancolella anche dal punto di vista organolettico. Un vino dal colore giallo con riflessi leggermente verdolini, dal profumo molto intenso che ricorda la frutta gialla e dal gusto minerale e di grande sapidità, espressione del territorio “vulcanico-calcareo” in cui nasce.



L’abbinamento classico di questo vino è con le “Linguine c'o Fellone” (cioè con la granseola), piatto tipico di Ponza.


E proprio questo perfetto connubio abbiamo avuto modo di apprezzare nell’ottimo ristorante A casa di Assunta (Tel. 0771 820086) insieme all'assaggio di tanti altri gustosi piatti, a cominciare dagli antipasti mediterranei e di mare, fino alla fresca frittura, ai gamberoni (da mangiare rigorosamente con le mani) e ai dolci fatti in casa. Tra questi ultimi, devo segnalare il cheese cake con una indimenticabile marmellata di mandarini home-made.
Il nostro soggiorno a Ponza ci ha permesso di apprezzare pienamente le bellezze di quest’isola meravigliosa. A cominciare dai pittoreschi negozietti e localini che si affacciano sul porto, dove poter fare colazione, prendere un aperitivo o cenare.



Per una buona colazione o un aperitivo consiglio il bar-pasticceria Gildo (tel. 0771.80647), dove potrete trovare tante golosità dolci, tra cui a mio avviso degli ottimi babà.


Naturalmente Ponza va vista anche e soprattutto dal mare. Cosa che si può fare effettuando un imperdibile giro dell’isola in barca, tra grotte, calette, rocce a picco anche dalle forme bizzarre, faraglioni, archi naturali e un mare con tutte le tonalità dell’azzurro e del turchese.



E in questo meraviglioso contesto anche delle semplici penne al pomodoro con tonno e olive, mangiate sulla barca (insieme ad un fresco Biancolella di Casal del Giglio!), diventano il piatto più buono del mondo…

Ps un doveroso ringraziamento per l’ottima organizzazione di questo blog-tour deve andare a Giulia Murdocca di MG Logos, a Linda Siddera e Antonio Santarelli di Casal del Giglio, oltre che all'agenzia Ponziana Viaggi.

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